Cinema, TV & AnimeRecensioni

Una favola di Natale al sapore di cioccolato: la recensione di “Wonka”

Divertente, colorato, buono (forse anche troppo): dimenticate il Willie Wonka de La Fabbrica di Cioccolato che avete conosciuto con Gene Wilder e con Johnny Depp, perché quello di Timothée Chalamet, al cinema dal 14 dicembre, è decisamente più dolce e canterino. 

Basato sul protagonista de La Fabbrica di Cioccolato, il romanzo dell’autore Roald Dahl, Wonka – scritto e diretto da Paul King dovrebbe essere un prequel e raccontare la storia di come il più grande inventore, mago e cioccolataio del mondo sia diventato il Willy Wonka che conosciamo. Eppure, il Wonka appena approdato sul grande schermo non ha alcuno dei tratti che abbiamo imparato a conoscere nel romanzo e nei film precedenti, né si prospetta un’evoluzione futura per la quale dovrebbe assumere quel carattere.

Il film è la favola perfetta per Natale: racconta di un giovane Willy Wonka pieno di idee e determinato a cambiare il mondo un cioccolatino alla volta. Il musical, con ben 7 canzoni e altrettante coloratissime coreografie, mantiene infatti l’eccentricità, ma toglie tutto il cinismo che caratterizzava il cioccolataio, che qui ha invece l’obiettivo di dimostrare che i sogni, in fondo, si possono sempre realizzare.

Per questo, arrivato nella città in cui vuole aprire il negozio di dolciumi che da sempre desidera, non si fermerà davanti a nulla: né al cartello del cioccolato, né ai due locandieri che lo sfruttano nella lavanderia della locanda in cui ha trovato riparo la prima notte in città: la coppia, interpretata da Olivia Colman nei panni di Mrs. Scrubbit e da Tom Davis in quelli di Bleacher, ricorda neanche troppo vagamente i coniugi Wormwood, di Matilda. Bensì, Wonka si circonderà di astuti amici, tra cui la giovane orfana Noodle, anch’essi costretti a lavorare nella lavanderia: con loro cercherà di aprire il suo meraviglioso negozio di cioccolato e di riconquistare la libertà.

Nel frattempo, avviene l’incontro con l’irresistibile Umpa Lumpa, con il volto di Hugh Grant, e un pezzo alla volta si dipanano i “misteri” della città e in particolare il passato di Noodle. Del passato di Willie, invece, continuiamo effettivamente a sapere poco e niente: non aspettatevi che vi venga raccontato il perché e il per come Wonka sia in grado di creare cioccolatini in grado di far volare chi li mangia o di mettere un intero laboratorio in una valigia. Tutto questo è dato per scontato, mentre compare la madre come figura cruciale del passato di Willie: proprio lei lo avrebbe fatto appassionare al cacao, mentre ad esempio nel film del 2005 di Tim Burton il ricordo era, piuttosto, legato al padre di Willie (e non era affatto positivo).

Ad ogni modo, sul finale, quando Willie scarta la sua barretta di cioccolato portafortuna, fate caso al piccolo – ma commovente rimando – a La Fabbrica di Cioccolato.

 

 

 

 

Insomma un prequel che è più che altro una piacevole avventura, da prendere con leggerezza e da guardare con qualche cioccolatino in mano: vi verrà piuttosto fame.

 

Giorgia Fanari

Giornalista, blogger, ambientalista. Testa rossa, sempre. Amo i viaggi, la fotografia e la tecnologia.

Giorgia Fanari has 15 posts and counting. See all posts by Giorgia Fanari